Oggi è Country Manager in Italia di Go Study, l’organizzazione educativa che supporta gratuitamente chi si reca in Australia per viaggi di lavoro e studio.
Ma ieri Jacopo Corona è stato un neolaureato in cerca di stimoli che è partito per l’Australia, dove ha vissuto una delle esperienze più intense e significative della sua vita.

Jacopo Corona (a destra) in un momento del suo viaggio studio in Australia
Una laurea fresca in tasca e un impellente bisogno di partire… è iniziata così la tua avventura in Australia!
Sì, sono partito per l’Australia l’8 dicembre del 2007, all’indomani di una laurea in Economia Aziendale. Sentivo il bisogno di ritrovare entusiasmo ed energia, di vivere il “qui ed ora” per un po’ di tempo, e così ho fatto. Un anno dedicato all’inglese, ma soprattutto al desiderio di sentirmi autosufficiente e di scoprire un Paese, l’Australia, che per me era sempre stato un sogno nel cassetto.
Come hai approcciato la tua nuova vita dall’altra parte del mondo?
Sono partito con un amico, abbiamo fatto i primi 5 mesi a Sydney. I primi due mesi li ho dedicati allo studio dell’inglese, nel frattempo lavoravo in una scuola come bidello. La mia casa era a Manly, a nord di Sydney. Con questo luogo ho un legame particolare. La casa era talmente vicina all’Oceano che arrivavano gli schizzi d’acqua! Per andare a Sydney prendevo il ferry, il traghetto. Trenta minuti con in mano il mio cappuccino, trenta minuti che mi separavano dalla città ma che mi facevano vivere a pieno contatto con la Natura. Questo è sicuramente uno degli aspetti più belli della vita in Australia.
Da come ne parli, sembra sia stato tutto piuttosto semplice!
Per certi versi è così. Parliamo di dieci anni fa, sicuramente ora le cose in parte sono cambiate, ma rimane un Paese in cui è possibile fare esperienze di questo tipo. Un altro aspetto che semplifica molto le cose è la burocrazia, del tutto diversa da quella italiana! Ti faccio un esempio. A un certo punto io e il mio amico decidiamo di partire da Sydney e di fare un viaggio verso nord, in direzione “estate”. Con i soldi che avevamo messo da parte abbiamo acquistato un furgone di quarta mano e lo abbiamo arredato per viaggiare. L’acquisto e il passaggio di proprietà sono stati semplicissimi! Allo stesso modo, quando abbiamo deciso di proseguire verso Bali, abbiamo lasciato il furgone a una persona che abbiamo conosciuto in un supermercato, pagandogli “l’affitto” del posto auto per il tempo in cui noi siamo stati via. Quando non ci è più servito, abbiamo rivenduto il furgone a uno studente universitario tedesco, e siamo anche riusciti a guadagnarci qualcosa! È davvero tutto molto più semplice!
Qual è l’esperienza più dura che hai fatto nel tuo soggiorno in Australia?
Sicuramente la raccolta di patate ad Adelaide. Lavoravamo 12 ore al giorno al freddo, con mezz’ora di pausa passata in auto proprio per “riscaldarci”! Dormivamo in un motel insieme al farmer, sveglia alle 5, rientro alle 18 e alle 19.30 dormivamo già con la testa nel piatto! È stato davvero molto faticoso ma abbiamo guadagnato bene, in 10 giorni 1600 dollari. A Perth poi ho lavorato per una compagnia di traslochi, anche quello è stato un lavoro molto pesante ma ben retribuito.
Come ti sei trovato a livello di feeling con le persone?
Molto bene, ho incontrato persone sempre disponibili. A Perth ad esempio ho avuto la fortuna di conoscere un uomo sulla cinquantina che mi ha pagato per dare una sistemata alla sua barca. Quando è stato il momento di pagarmi, ha voluto darmi qualcosa in più come supporto al mio viaggio. Più o meno la stessa cosa mi è successa a Sydney. Avevo fermato una signora per chiedere delle informazioni e ci siamo messi a chiacchierare. Mi ha raccontato che anche lei era stata un’emigrata e ha voluto contribuire al mio viaggio dandomi 50 dollari, senza naturalmente che io le chiedessi nulla! C’è un senso dell’ospitalità molto forte, è proprio radicato nella loro cultura e nella loro mentalità.
Ma dopo un anno così intenso, come hai fatto a tornare alla vita “normale”?
Non è stato affatto semplice! Dopo 364 giorni, un giorno prima della scadenza del mio permesso, sono tornato a Milano. Il primo impiego è stato nella vendita di abiti su misura, ma era un lavoro che non mi corrispondeva. Dopo un anno vissuto in Australia ho capito che avevo bisogno di essere sempre carico di emozioni. Mi sono quindi candidato per partire con il Progetto Leonardo, ma avrei dovuto attendere per partire ed ero impaziente. A quel punto ho contattato Go Study, l’organizzazione alla quale mi ero appoggiato quando ero arrivato a Sydney. Per me erano stati come una seconda famiglia. Li ho chiamati chiedendo se ci fosse qualcosa per me, qualche opportunità per poter ripartire. Lì mi si è presentata una doppia possibilità: sviluppare l’ufficio a Brisbane lavorando come Office Manager oppure aprire un ufficio in Italia e a quel punto diventare Country Manager. Ho deciso di accettare la proposta in Italia, anche allettato dal mese di formazione in Australia e… eccomi ancora qui!
In dieci anni Go Study è cresciuta molto, qual è il punto di forza del vostro servizio?
Sicuramente la gratuità. Il supporto che noi diamo, sia in Italia che poi in loco è gratuito. Proprio come è stato per me dieci anni fa, il rapporto delle persone che lavorano in Go Study con i viaggiatori è davvero famigliare. Un aspetto molto importante è che tutte le persone che lavorano per Go Study hanno fatto un’esperienza di lavoro e studio in Australia, per cui riescono a comprendere davvero problemi ed esigenze di chi si trova nella stessa situazione!
Per avere l’assistenza gratuita di Go Study, ci sono dei criteri da soddisfare?
Nessuno se non quello fondamentale di iscriversi a un corso di studi in Australia, solitamente di inglese, tramite noi. Il nostro guadagno deriva proprio dalle commissioni che le scuole australiane ci rilasciano a fronte dei corsi che proponiamo ai nostri studenti, e questo ci permette di garantire un servizio gratuito che per noi è l’aspetto fondamentale.
Come supportate chi decide di fare un viaggio studio in Australia?
A parte la ricerca e la scelta della scuola più adatta, seguiamo gli studenti sia prima, quindi in Italia, che poi in loco. Ci occupiamo del visto, se necessario della ricerca dell’alloggio, apertura del conto corrente australiano, codice fiscale, assicurazione sanitaria… tutto quello che è necessario da un punto di vista burocratico. Poi in loco abbiamo anche dei Job Club. Non procacciamo lavoro però diamo consigli su come cercare impiego, adattiamo i curriculum al format australiano e diamo supporto per la traduzione.
Ma da questa scrivania, l’Australia non ti manca?
Sicuramente ci sono degli aspetti bellissimi che mi mancano, come il contatto così forte con la natura. Ma oggi ho un lavoro che mi piace moltissimi e questo fa la differenza.
Tags: intervista a viaggiatore
4 Comments
Che bellissima esperienza di vita. Essere riuscito a trasformare il proprio bagaglio personale dopo un viaggio di quella portata in un lavoro e’ decisamente cosa non da tutti. Avendo trascorso un anno all’estero attraverso il Servizio Volontario Europeo, al mio rientro ho partecipato ad un seminario pre partenza proprio per raccontare la mia esperienza a chi era in procinto di prendere il volo.
Una cosa che mi manca è sicuramente il fatto di non avere fatto un’esperienza tipo Erasmus… è davvero un grande rimpianto per me!
Complimenti! Hai fatto una bellissima esperienza di vita e ora ne raccogli i frutti!
??
è l’intervista a un’altra persona, non l’ho fatta io questa esperienza 🙂