La mia era una valigetta in metallo bianca con i cuoricini rossi, una di quelle valigette alle quali le bambine affidano un ruolo speciale. Era lì che stivavo le mie Barbie. C’era chi le lasciava a vista, su una mensola, e chi le metteva in una cesta insieme agli altri giocattoli.
Non ricordo quante fossero le mie Barbie, ma ricordo bene cosa abbiano rappresentato per me e per le mie amiche. Barbie non è mai stata (solo) una bambola, perché Barbie è sempre stata adulta. Niente biberon, bua e pappa, a Barbie si cambiava la borsetta (me ne ricordo in particolare una in plastica blu) le scarpe (ah, le scarpe di Barbie! Avevano una forma inconfondibile!) e tutti i vestiti. E poi via verso giornate imprevedibilmente ricche di avventure! Perché Barbie si prestava a qualsiasi attività, ricordo Barbie “Fior di Pesco”, con quell’abito romanticissimo, Barbie “Luce di Stelle” per le serate di gala, ma c’era anche la Barbie coi pattini a rotelle e i vestiti di tutti i giorni, per andare al lavoro o uscire con le amiche. Ora che ci penso, forse questa Barbie multitasking non ha fatto così bene a me e alle mie amiche che, più vicine ai 40 che ai 30, ci destreggiamo tra 2, 3, 4 lavori e ogni tanto decidiamo di cambiare tutto.
E poi c’era Ken, certo. Che però diciamocelo, è sempre e solo stato un satellite. “Giochiamo con le Barbie” significava LE Barbie. Poi, in qualche occasione speciale, veniva chiamato in causa anche lui, quando Barbie aveva quei 5 minuti di desiderio di famiglia o quando, più spesso, aveva bisogno di un accompagnatore a una super serata col suo abito “luce di stelle”.
La mostra Barbie Milano al Mudec, il bellissimo Museo delle Culture, mi ha riportato alla mente tutto questo, non senza un filo di malinconia.
La mostra Barbie Milano, che accompagna l’inaugurazione ufficiale della collezione permanente del museo, sta di fianco a tutti quegli oggetti che raccontano le culture dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania, pezzi preziosissimi e non solo per il loro incalcolabile valore monetario, ma perché sono stati, in altre epoche, il tramite che ha dato accesso alla conoscenza di popoli e culture lontani. Sembrerebbe poca cosa, quindi, quest’infilata di Barbie dal 1959 a oggi, e forse lo è davvero poca cosa in confronto a oggetti millenari. Durante la conferenza stampa si alza una voce di dissenso, il giornalista di La Repubblica porta la sua visione contrariata e delusa: è mai possibile che all’apertura di un museo etnografico si affianchi la Barbie? Non abbiamo nulla di meglio? Il commento del giornalista, di cui non ricordo il nome e dunque mi scuso, è per me solo un motivo di riflessione, dato che la persona in questione sembra essere bene informata sui fatti che riguardano il museo. Io ci ho messo piedi solo ieri, dunque il mio è un pensiero frutto di una riflessione del momento. Però per me è sì. Sì perché Barbie è la “bambola” con la quale hanno giocato le bambine dagli anni Sessanta in poi (ammetto che non ho idea se oggi sia ancora tra i giochi amati dalle bambine), ma sì soprattutto perché Barbie ha attraversato i decenni con una doppia identità che si è sempre rinnovata: quella di giocattolo e quella di icona di moda.
E sono tutte lì alla mostra Barbie Milano le testimonianze di una Barbie che da timida imitatrice delle star del momento si è trasformata in interprete della realtà, passando dalle spiagge alle feste da ballo, dall’ufficio ai pattini a rotelle, e attraversando anche le culture con tutti i costumi tradizionali del mondo. Ci sono i personaggi dei telefilm che ti fanno sobbalzare “Ehi, quella è Jinny la strega!”, “Oh dio Wonder Woman!” “Nooooo Mary Poppins!!” che travalicano la valigetta di metallo a cuoricini e diventano qualcos’altro, diventano il racconto di un’epoca, certamente nel suo strato più “pop” ma non per questo meno vera.
Per me la mostra Barbie Milano al Mudec è sì, anche se è pop. Anzi no, proprio perché lo è!
Ecco qualche curiosità che ho scoperto alla mostra Barbie The Icon sulla bambola più famosa del mondo:
Il suo vero nome è Barbara Millicent Roberts
È nata il 9 marzo del 1959
La prima Barbie, l’originale, è stata venduta a un’asta della Sandi’s Doll Attic a 27450 dollari, nel 2006
Nella sua vita ha intrapreso 156 carriere.
Non è mai stata sposata
Viene venduta in 140 Paesi nel mondo
È alta 29,5 centimetri
DOVE: MUDEC – Museo delle Culture, Via Tortona 56 – Milano
COME: Fermata MM2 Porta Genova, e poi 10 minuti a piedi
QUANDO: Dal 28 ottobre al 13 marzo 2016
QUANTO: Biglietti interi 10 €, ridotto 8 € e altre riduzioni speciali
ORARI: Lunedì 14.30-19.30, da martedì a domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato aperto fino alle 22.30
CONTATTI: 02-54917 www.MUDEC.it
Tags: mostre e musei