Esiste senz’altro un motivo (che io oggi non ho ancora compreso) per cui il destino volesse tenermi lontana da Expo 2015. E chissà, magari lo farà ancora.
Tutto comincia con un serie di rimandi di quelli classici. Tipo “domani vado a Expo, che figata!” e mentre finisci di dirlo al telefono alla tu amica arriva la mail di quel cliente a cui assolutamente non puoi dire di no, che ti dice “ci vediamo domani mattina”.
Ma insomma, capita, dai.
Poi un giorno, o meglio una sera, ricevo un invito fighissimo per una cena all’interno del Padiglione Italia. AAh! questo sì è un buon modo per inaugurare le mie visite a Expo! Rossettino, tacchettino, macchinina, SBAM. A 500 metri da casa mi tamponano. Sto bene, ma la cosa davvero frustrante è che non posso neanche sfogare la rabbia perché l’automobilista dietro di me che si è dimenticato di frenare scende dall’auto e subito si scusa. Ma insomma, ma che modi sono questi? Ma dove sono finiti gli automobilisti imbruttiti coi quali sgranare il rosario della parolaccia?
Nulla, buonini buonini ci mettiamo a compilare la constatazione amichevole, ci salutiamo educatamente e torniamo nelle nostre case, io con qualche pezzo di parafango in meno.
Seguono altri imprevisti del tipo A che mi impediscono di andare a Expo 2015, fino a l’altra mattina. E che cavolo stamattina vado eh! Ho anche il cofanetto Smartbox e all’accredito stampa ci penserò poi. E mi sono anche messa d’accordo con la mia amica Gabriella. Mi sveglio e per un attimo penso di essere in uno di quei film in cui ci sono madre e figlia che si sono scambiate i corpi e le vite, ma io qui sono nel corpo di una novantenne con la schiena passata sotto una schiacciasassi.
Murphy, ovviamente, non perde l’occasione per far capire chi comanda e quanto la sua Legge sia l’unica forma regolatrice dell’universo. Mi cade di mano tutto, dalle chiavi di casa al cucchiaino della colazione, e così è un continuo chinarsi e domandarsi chi diamine sia questa novantenne che ha deciso di prendere in prestito il mio corpo.
Rimango lucida e irragionevole e decido “io a Expo ci vado”. Piano piano, con la mia sciatica.
Raccolgo subito quell’effetto Gardaland che sapevo avrei avuto. Ma è inevitabile, il susseguirsi di padiglioni tutti diversi, tutti ispirati ciascuno a una cultura/ identità architettonica diversa, non possono che creare questo primo impatto. Dal primo impatto in poi, quello che raccoglierete da Expo 2015 dipende solo da voi. Il materiale c’è, in alcuni casi molto buono, in altri molto markettaro, in altri ancora entrambe le cose, o nessuna delle due, ma c’è. Ci sono 152 padiglioni, ed è matematicamente impossibile che su 152 padiglioni non troviate la vostra area di interesse, qualsiasi essa sia. la parola chiave, molto banale, è “avere tempo”. Io in una giornata ho visitato una manciata di padiglioni e in maniera quasi sempre superficiale, fatta eccezione per il padiglione Giappone che può essere visitato solo con visita guidata, quindi i tempi sono quelli imposti dal percorso e non c’è altro modo di potercisi rapportare.
Per il resto, non potrò non tornare al padiglione Brasile, uno tra i più amati per via della grande rete esterna che funge da vero e proprio catalizzatore, non solo perché anche io come tutti voglio camminare sulla rete (senza mal di schiena) ma perché voglio scoprire meglio la tematica sviluppata. “Flessibile, fluida, decentralizzata”, la rete è solo il mastodontico richiamo all’insieme di relazioni e rapporti fra i vari fattori che, integrati e combinati fra loro, fanno del Brasile un leader mondiale nella produzione alimentare.
Se in quel momento avete anche voglia di caffè, quello del bar del padiglione Brasile è testato dalla sottoscritta che, da quando beve il caffè amaro, si sente di poter dire cose sui caffè 🙂
Tornerò al padiglione Regno Unito, dove un percorso circondati dall’erba alta simula la strada percorsa da un’ape per arrivare all’alveare: è l’operosità del Paese. Lo dico? Lo dico. Non mi ha convinta, non mi ha convinto il parallelismo e, per quanto io non sia una conoscitrice della cultura UK, non ho respirato nulla che riconducesse all’anima del Paese. Con ogni probabilità non era in effetti questo l’intento, ma a me è sembrato un peccato. Tornerò e forse capirò.
Tornerò e ci passerò credo due ore nel padiglione dell’Angola, che una fonte più che attendibile mi aveva detto essere tra i più belli, e nella mia prima impressione non posso che dire che sia vero. Bello perché ricco di cose, con un approccio che è sì molto didattico e informatico ma con un appeal sensoriale più che discreto, bello perché, diciamocelo, ma chi conosce l’Angola? Ed esci che vuoi partire subito (e daje Chiara), bello perché dà quella sensazione di essere vero, una sorta di grande biglietto da visita di un Paese che vuole farsi conoscere. Tornerò e pranzerò qui, perché mi ha incuriosito moltissimo questa cucina che non sapevo essere ricca di ingredienti diversi, dal pesce (di cui i mari sono ricchissimi) alla carne, alle verdure, a ingredienti come la polenta importati dall’Occidente. Ho fatto un breve check al menù del ristorante e i prezzi mi sono sembrati più che sostenibili.
Tornerò di sicuro al padiglione Russia, che ho proprio solo attraversato e di cui molto ho amato la struttura esterna con copertura a specchio. Nel poco tempo che ho passato all’interno non sono riuscita a farmi un’idea del filo comunicativo, ma (guarda caso) sono riuscita a notare il ristorantino che ricostruisce la carrozza dell’Orient Express. Indovina chi vuole andarci a cena 🙂
Tornerò al padiglione Emirati Arabi Uniti, che ho visitato per met perché proprio in quel momento attendeva di accogliere una delegazione. Bellissima la struttura che riprende la forma delle dune nel deserto, anzi a dire il vero si tratta proprio della scansione delle dune e della loro riproposizione in verticale. La tecnologia, neanche a dirlo, la fa da padrona, ma si parla di tematiche basilari come l’acqua e la produzione di cibo, e si scoprono cose molto interessanti sui datteri, ad esempio. A proposito, la mia amica Gabriella mi ha detto che potenzialmente si potrebbe sopravvivere con tre datteri al giorno, oltre all’acqua. Pazzesco. Qualcosa mi dice che mangio un po’ troppino (stai a vedere che la bilancia ha ragione!).
Non so se tornerò al padiglione Giappone perché, come dicevo prima, essendo fruibile solo con visita guidata, non permette di soffermarsi per più tempo. Sicuramente tra tutti i padiglioni che ho visitato a Expo 2015, il padiglione più coinvolgente da un punto di vista sensoriale, con questo timbro poetico che è proprio della cultura del Sole Levante. Dal legame con la scrittura a quello con la natura attraverso le quattro stagioni, si passa al cibo e a un (forse troppo) teatrale ristorante del futuro. Ma tutto è eccezionalmente coinvolgente.
Non tornerò a mangiare all’area pic-nic della Cascina Triulza, dove ti aspetti di mangiare le cose sane e fresche, e invece ci sono solo quattro tipi di panini, di cui tre con salumi. Niente insalate, niente verdura, ma per carità, la Coca Cola no perché è eticamente in contrasto con la Cascina.
Tornerò, spero senza mal di schiena e magari con la reflex al collo.
P.S. l’Universo ha continuato a volermi dire delle cose anche al mio ritorno: la sera nella cassetta della posta ho trovato una multa.
P.S2. Se volete regalare i biglietti di ingresso a Expo 2015, ricordatevi che c’è anche il cofanetto Smartbox, che è sempre più carino di una stampa in una busta.
4 Comments
Bellissimo articolo e ottime riflessioni. Expo ti ama, ne sono certa 🙂
ahahahah grazie Gabriella, ho anche avuto un’ottima compagnia 😉 (ma se Expo mi ama, perché l’Universo vuole tenermene lontana?)
Chiara!! grazie!! era proprio quello di cui avevo bisogno!! Sabato vado all’expo!! 🙂
Davvero Serena?! Evviva!!! Poi allora mi dirai… non ho visto molto altro da quella volta, a parte il cluster del caffè che è molto interessante e il padiglione della Tailandia che è molto bello da fuori ma dentro… se ne può fare a meno, diciamo. Se ti capita e se ti piace il genere, mangia al padiglione del Vietnam! (anche questo molto bello fuori, dentro non ha nulla). Io tornerò la settimana prossima!