Prendere a noleggio un camper per la prima volta, metterci dentro due figli sotto i cinque anni, salire fino a Rovaniemi e tornare, attraversando 13 paesi in 5 mesi, lavorando in remoto vi sembra follia?
Detto così, beh sì… ma si può fare! E se volete sapere come, continuate a leggere.
Tra un’ondata di pandemia e l’altra ci siamo ritrovati, come tutti, stressati, nervosi, invecchiati e “compressi”. Così, in uno di quei giorni senza confini spazio-temporali, assurdamente uguale ai precedenti e ai successivi, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo detto: appena finisce, prendiamo e partiamo.
Così, mentre incrociavamo le dita nell’attesa di capire se davvero avremmo potuto intraprendere un viaggio, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato un servizio di noleggio che accettasse il lungo termine, abbiamo studiato i paesi che avremmo potuto attraversare per individuare posti interessanti e affittato la nostra casa.
Noi lavoriamo come freelance da sempre, quindi da sempre abbiamo una certa libertà di movimento e di gestione delle nostre attività, e farlo in movimento non complicava più di tanto l’organizzazione.
Nel frattempo, il green pass ha permesso la riapertura dei confini e noi abbiamo trovato il camper adatto a noi. Prese le misure degli interni, per organizzare vestiti, biancheria e attrezzature varie – giochi inclusi – siamo partiti!
In camper coi bambini in Italia
Quest'articolo parla di:
- In camper coi bambini in Italia
- Passaggio in camper in Germania, le nostre tappe
- In camper in Austria, il nostro itinerario
- In camper in Repubblica Ceca, le nostre tappe
- In camper in Polonia
- In camper in Lituania
- In camper in Lettonia
- In camper in Estonia
- In camper in Finlandia per tre settimane
- In camper in Svezia
- In camper in Danimarca
- In camper in Olanda
- In camper in Belgio
- In camper in Francia
In attesa della seconda dose di vaccino, abbiamo sfruttato l’Italia per il nostro rodaggio. Ed è stata un’ottima idea: non c’è bisogno di dirlo, lo so, ma la nostra penisola è ricca di parchi naturali sorprendenti ancora troppo poco noti, di splendide città e spiagge.
Porto Tolle
La prima tappa è stata Porto Tolle, al centro del Parco Naturale del Delta del Po: la più grande area umida d’Italia e tra le principali d’Europa, caratterizzata da un ambiente insolito e unico fatto di paludi, insenature, secche e isolotti, ci ha regalato avvistamenti ornitologici, esplorazioni di isolotti e bagni insoliti. È qui che prendiamo confidenza con il mezzo per davvero: caricare le acque, scaricare quelle grigie e il WC, lavare i piatti con lo sgocciolatoio portatile e, in generale, adattarsi agli spazi. I bambini sono esaltati da questa mini-casetta dove possono raggiungere quasi tutto, dalle cene all’aperto e -complice l’entusiasmo iniziale- collaborano alle varie faccende.
Bagno di Romagna
La tappa successiva è sugli Appennini, a Bagno di Romagna, un piccolo ma curatissimo borgo di origini pre-romane con acque termali che ci sorprende per i boschi fitti e verdeggianti che lo circondano completamente: troviamo percorsi per tutti, tra i quali anche il Sentiero degli Gnomi, con storie, amache e sagome di personaggi, perfetto per i bambini.
Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
Camaldoli
Non poteva mancare una tappa a Camaldoli, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi: le sue fitte faggete e la natura incontaminata sono Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO dal 2017 e sono perfette per passeggiate al fresco, alla ricerca di tracce naturali e storiche. Se siete curiosi o volete pianificare una gita adatta alle vostre esigenze, potete visitare il curatissimo sito dedicato .
Bomarzo
Dagli Appennini, il nostro viaggio ci ha portato più a sud, a Bomarzo. Il Parco dei Mostri è il sito che attira più visitatori, con il percorso tra sculture monumentali di figure mitologiche unico nel suo genere, ma anche il borgo vale la pena di una visita. Arroccato e impervio, offre una vista strepitosa sulle campagne circostanti (guardate bene verso sera, volpi e cinghiali gironzolano indisturbati!) e piccole chicche da visitare come il Palazzo Orsini e il Duomo.
Abruzzo
Proseguiamo in direzione Amatrice: lungo la strada colpiscono la natura mozzafiato e l’abbandono. Moltissimi luoghi danneggiati dal terremoto nel 2016, ancora tristemente devastati, sono deserti, puntellati o sprangati in attesa di una sistemazione.
Lago di Campotosto
Da qui abbiamo raggiunto il lago di Campotosto, in Abruzzo, un inaspettato specchio d’acqua artificiale a 1313 m sul livello del mare, parte del Parco Naturale del Gran Sasso e Monti della Laga. Perfetto per chi ama la canoa e il cicloturismo, è la meta giusta anche solo per un freschissimo bagno. L’Agricampeggio Cardito, dove abbiamo sostato, prepara grigliate eccezionali, di tutti i tipi di carne ma in prevalenza pecora, che qui la fa da padrona.
Le Marche
Corinaldo
Si comincia a risalire, per fare la seconda dose di vaccino e finalmente uscire dai confini nazionali: prossima tappa Corinaldo. Questo piccolo paese, parte dei Borghi Bandiera Arancione del TCI , circondato da campi di lavanda, girasole e grano, che danno il loro meglio nei mesi estivi, e dalle imponenti mura di origine medievale, offre moltissimi eventi ai turisti che lo scelgono per le loro vacanze. Anche in questo caso, un sito dettagliato vi aiuta a scoprirlo. È particolarmente consigliato per chi viaggia in camper, perché il comune gestisce un’area di sosta essenziale ma pulita, con acqua, elettricità e carico/scarico gratuiti, a due passi dal centro.
Rientriamo e, oltre al check del mezzo, riceviamo la seconda dose e possiamo tornare a bordo per muoverci, finalmente, verso i confini settentrionali.
Le tappe in camper in Trentino
Preso il green pass, pronti via, no: salti un giro e stai fermo due settimane! Quindi continuiamo a girare in Italia, stavolta spostandoci verso nord direzione laghi di Lamar.
Immersi nei boschi rigogliosi di questa regione, sono perfetti per un bagno ghiacciato ma anche per pescare e intraprendere cammini all’ombra della Paganella. Sono molto frequentati, quindi non faticherete a individuare le due attrazioni più divertenti: tra le fronde di alcuni grossi alberi cresciuti lungo la riva, sono sospese due corde annodate con cui lanciarsi nel lago per un tuffo di quasi 3 metri da togliere il fiato. Solo per i più coraggiosi!
Visitiamo Tirolo, un comune all’interno del Parco Naturale del Gruppo di Tessa con un bellissimo castello medievale, da cui si può scendere verso Merano con una seggiovia degli anni 40 ancora funzionante: per chi soffre di vertigini può essere un po’ troppo avventurosa ma è molto divertente. Il sito successivo è di nuovo sede di un bellissimo lago ed è immerso tra vigneti dove scoprire i vini locali: Caldaro sulla strada del vino. Da qui potete raggiungere il passo della Mendola con la funicolare: costruita nel 1903, è una delle più lunghe e ripide d’Europa, con i suoi 2,37 km e la pendenza del 64%, attraversa un rigoglioso bosco e regala una vista eccezionale. Quando iniziamo la nostra salita si sta rannuvolando e nel tempo del percorso ci ritroviamo sotto un acquazzone tremendo come spesso capita in montagna ma resta una gita davvero affascinante.
Di nuovo sulla strada, sbagliamo clamorosamente direzione e finiamo a Forst/Foresta, dove fabbricano l’omonima birra. Se, come noi, arrivate in zona dopo un giro inconcludente e due bambini furiosamente affamati, fermatevi al ristorante accanto per un pieno di ottima birra, stinco arrosto con patate e altre specialità di zona, serviti da camerieri in costume tradizionale e immersi nel tipico stile bavarese al limite del kitsch ma comunque molto molto caratteristico, accogliente e adatto a chi ha bambini. L’ultima tappa italiana è Chiusa/Klausen, tra Bolzano e Bressanone, borgo medievale molto importante grazie al monastero di Sabiona che sovrasta la città dall’omonima rocca. Si può raggiungere con una camminata abbastanza facile, che vi premierà con la visita alla chiesa e il paesaggio.
Passaggio in camper in Germania, le nostre tappe
Dopo Chiusa, attraversiamo il confine al Brennero e ci dirigiamo in Germania, per tuffarci brevemente nel Chiemsee, noto anche come il mare bavarese per la sua estensione.
Freizeitpark di Ruhpolding, il parco divertimenti della Baviera
Ci godiamo il caratteristico paesaggio e gustiamo deliziose torte in una pasticceria sulla strada dove veniamo a conoscenza del Freizeitpark di Ruhpolding. Il volantino è troppo accattivante per non abboccare: Gardaland versione Baviera! Le montagne russe con la testa di stambecco, la velocissima giostra girevole di San Giorgio e il drago, il tiro a segno dove devi abbattere volpi sciatrici prima che arrivino al pollaio. E ancora, altalene con teste di drago, lunghissime piste acquatiche per ciambelloni e scivoli da infarto in cui lanciarsi in caduta libera all’interno di sacchi di feltro: anche se pioviggina, dedichiamo un’intera giornata a questo posto insolito dove, va sottolineato, non ci sono limiti di età per le attrazioni.
I bambini anche piccoli (Niccolò ha 2 anni e mezzo quando in questa tappa) possono salire accompagnati su quasi tutto, se soddisfatti i criteri di sicurezza come l’altezza minima. Menzione speciale alle scene animate di tutte le filastrocche educative di Heinrich Hoffmann, storicamente, il libro per bambini più diffuso in Germania dopo i Grimm. In esse, con tono faceto, si raccontano in rima le agghiaccianti vicende di Gasparino che muore perché non vuole saperne di mangiare la zuppa o di Pierino che rifiuta di tagliare unghie e capelli fino a sembrare un arruffato e sudicio porcospino abbandonato da tutti o di Corrado che si ritrova con i pollici tagliati da un sarto per non aver smesso di succhiarli e di tanti altri. Mirabile l’esaltazione dei bambini tedeschi nel vedere queste scene disturbanti… che noi glissiamo per evitare incubi notturni!
Non poteva mancare il punto ristoro con specialità della zona e camerieri in abiti tradizionali, dove la birra costa meno dell’acqua! Doveste capitare da queste parti, pensateci: è un’esperienza divertente ma anche curiosa e davvero unica, da affrontare con ironia e leggerezza, perché sarete una delle attrazioni dato che i turisti stranieri scarseggiano.
In camper in Austria, il nostro itinerario
La nostra sosta a Vienna per una settimana
La nostra permanenza in Germania dura poco: l’obiettivo è raggiungere Rovaniemi prima della neve, così usciamo rapidamente dai paesi più vicini all’Italia, facilmente visitabili in altre occasioni. Entriamo in Austria e ci fermiamo a Vienna per una settimana intera.
La nostra area sosta con il camper a Vienna
Il Reisemobil Stellplatz Wien è una grande area sosta camper perfetta: a soli 25 euro a notte, tutto compreso e attaccata alla fermata della metropolitana U6 Perfektastraße, è la base ideale per partire alla scoperta della capitale austriaca. In metropolitana è possibile viaggiare con le bici senza costi aggiuntivi, così è facile esplorare su due ruote aree anche estese.
Consigli per visitare Vienna con i bambini
Dove mangiare
Se avete dimestichezza con i prezzi di Milano, Vienna non vi sembrerà esosa: basta non ordinare un espresso che, oltre ad essere mediocre, è costosissimo. Conservateli per una fetta di sacher ma ricordate: se all’ora della merenda volete gustare il famosissimo dolce all’altrettanto celebre e omonimo hotel, pianificate bene questa sosta: le code sono molto lunghe e intorno a voi ci sono decine di posticini deliziosi, caratteristici e molto meno turistici. Così facendo, a noi è capitato di pranzare da Leberkas Pepi, una catena locale che prepara panini con prodotti tipici tedeschi e austriaci, come il leberkase, una specie di polpettone di vari tipi di carne cotto nello stampo del pane in cassetta. Gnam!
A Vienna in bicicletta
La città, se il tempo lo permette, è meravigliosa da visitare in bicicletta, nonostante le dimensioni. Ci sono moltissimi erogatori di acqua potabile, WC pubblici immacolati a soli 50 centesimi e il quartiere dei musei può intrattenere per intere giornate.
Il Museo di Storia Naturale
In particolare, noi abbiamo amato il museo di Storia Naturale, magnifico per la sua struttura maestosa con sale decorate a tema ed esposizioni davvero interessanti, come il velociraptor robotizzato che si muove e ruggisce in modo realistico… così realistico che alcuni bimbi scappano atterriti! Davvero ricca d’informazioni recenti la sezione dedicata all’evoluzione dell’uomo.
Reggia di Schonbrunn
Altra tappa consigliatissima, anche con i bambini, è la reggia di Schonbrunn. In base al tempo e alle vostre esigenze, potete scegliere tra diverse tipologie di biglietto. Noi abbiamo visitato il museo per i bambini e il labirinto. Qui si conosce la vita degli infanti di corte con cacce al tesoro, indovinelli, aree gioco e stanze a tema dove scoprire le attività quotidiane di un bambino o di una bambina, sia nobili che no, acconciare le tipiche parrucche settecentesche, divertirsi con i giochi d’epoca, sedersi a una tavola apparecchiata per la corte e, infine, abbigliarsi con i vestiti appena ammirati in quadri e ritratti! Ore intere di intrattenimento e notizie interessantissime. L’area del labirinto è una parte degli immensi giardini che circondano il palazzo e qui si trova un parco giochi dove c’è un’attrazione assolutamente imperdibile: un’ aquila di metallo che simula il volo!
Crociera sul Danubio
Durante un caldo pomeriggio, ci imbarchiamo per una crociera sul Danubio che ci delude un po’ per la difficoltà di comprendere lo speaker. Recupera qualche punto con il passaggio di una chiusa assolutamente imprevista!
Visita al Prater
Non poteva mancare una visita al Prater, che è una perfetta trappola per turisti: si entra gratis e poi si paga anche l’aria. Può essere sfiancante se non si stabilisce prima un criterio di visita o non si selezionano le attrazioni. Esiste però un biglietto cumulativo che permette l’accesso alle principali e migliori giostre, adatto soprattutto agli adulti.
In camper in Repubblica Ceca, le nostre tappe
Zdar nad Sazavou Druhy
Salutata la meravigliosa Vienna con la promessa di tornarci, usciamo dall’Austria e entriamo in Repubblica Ceca. Saltiamo a piè pari l’incantevole capitale, Praga, che conosciamo già, viriamo a est e arriviamo a Zdar nad Sazavou Druhy in un campeggio dove siamo gli unici vacanzieri non cechi. Circondato dai boschi e sito accanto a un piccolo laghetto, il luogo è molto gradevole e frequentato per il santuario di San Giovanni Nepomuceno, patrono della Boemia, che esploriamo senza difficoltà ma al nostro rientro, verso le 18.30, vediamo colonne di fumo alzarsi dalla zona delle piazzole! Panico!
Raggiungiamo l’area e scopriamo che tutti hanno acceso il fuoco per grigliare decine di salsicce tra fiumi di birra! Per tuffarci nelle tradizioni locali, tentiamo anche noi l’accensione di un fuocherello ma i nostri cerini ci lasciano per lo sforzo nel tentativo. Tra gli sguardi divertiti degli autoctoni, ci facciamo prestare l’accendino che ogni vero ceco possiede -ed è più simile a un lanciafiamme- e in quattro e quattr’otto stiamo arrostendo anche noi tutto quello che abbiamo nel frigo, levando le birre per vari brindisi senza capire un accidenti di cosa ci dicono.
Parco nazionale dei Monti dei Giganti
Proseguiamo poi verso il Parco nazionale dei Monti dei Giganti dove, a quanto pare, nessun italiano si è mai avventurato… La nostra meta è amatissima dai tedeschi e infatti a Spindleruv Mlyn non si parla inglese ma tedesco come lingua franca. Ci arrabattiamo ma generalmente sono tutti molto accoglienti e gentili, quindi riusciamo anche qui a ambientarci e a esplorare la natura che ci circonda, terminando le giornate con cene abbondantissime, irrorate di ottima birra a prezzi davvero contenuti.
In camper in Polonia
L’ingresso in Polonia modifica completamente il panorama: ampie distese coltivate dove la vista spazia senza incontrare rilievi. Insomma, una Pianura Padana gigantesca!
Poznan
La nostra prima tappa si rivela una sorpresa inaspettata: mentre ti avvicini a Poznan ne cogli solo l’urbanizzazione folle e disordinata che disturba dell’area più esterna, ma quando visiti il centro della città ti ritrovi immerso uno scenario completamente diverso. Palazzi storici e piazze antiche si alternano a quartieri più moderni con murales e locali niente male. Noi visitiamo anche il museo del croissant locale (regalowa). Causa assenza di indicazioni leggibili, arriviamo con alcuni minuti di ritardo, suscitando l’ilarità generale degli altri presenti che trovano la cosa sarcasticamente molto italiana (!).
Al netto dei cliché che non riusciamo ad abbattere, assistiamo a una dimostrazione pratica e a un corto animato sulla storia e la ricetta di questo dolce tipico, ricco di semi di papavero. A pranzo assaggiamo i pierogi, i tipici ravioli polacchi con svariati ripieni. Causa maltempo torrenziale, non riusciamo a visitare come previsto la foresta di Bialowieza, l’ultimo pezzo dell’antica distesa di alberi che una volta copriva tutta l’Europa e habitat dei bisonti europei (sì, bisonti, avete letto bene!), reintrodotti nel 1929. Qui dobbiamo assolutamente tornare!
In camper in Lituania
Salutiamo la Polonia e, girando attorno alla Bielorussia, raggiungiamo la Lituania. La nostra prima spesa è davvero esaltante perché troviamo tantissimi prodotti mai visti prima. Qui iniziamo a notare differenze nella natura che ci circonda, perché le foreste iniziano a essere dominate da pini silvestri altissimi e ondeggianti e abeti.
Il castello di Trakai
Il castello di Trakai è la prima sosta in questa nazione e qui scopriamo dettagli di una parte della Storia che nei nostri libri non ha spazio. Popoli come i Caraiti, una minoranza di origini turche affine ai Tartari giunta qui in epoca medievale, e regni di cui non sappiamo nulla ma di cui possiamo ammirare i monumenti sopravvissuti al tempo.
Visita alla capitale della Lituania: Vilnius
Raggiungiamo la capitale e Vilnius è un altro regalo inatteso: vivace e movimentata, ha una patina di Russia sovietica che il tempo non è riuscito a eliminare del tutto. La tradizione vuole che sorga sulla collina dove il Granduca Gediminas aveva sognato un lupo di ferro ululare. Ancora oggi, il lupo di ferro è simbolo della città, presente ovunque dallo stemma cittadino alle maglie da calcio. Oltre alla centrale via Pilies, potete esplorare numerose chiese, il museo della città e il castello superiore, che sorge sulla collina di Gediminas.
Merita una visitina veloce la cappella di Nostra Signora della Porta dell’Aurora, l’icona più venerata della nazione e ritenuta miracolosa: pare abbia salvato dall’invasione svedese la città e tutta la scalinata e la stanza che la ospita sono completamente ricoperte di ex-voto in oro e argento.
Tra le specialità della cucina lituana spicca la zuppa di barbabietola, di uno squillante color rosa, e i kepta duona, bastoncini di pane fritti nell’aglio. Deliziosi, soprattutto in compagnia di una birra locale, ma letali per la conversazione!
Salutiamo la Lituania e proseguiamo verso nord.
In camper in Lettonia
La prossima repubblica baltica è la Lettonia: la strada da cui arriviamo ci regala subito emozioni mozzafiato a causa dell’elevatissima presenza di tir velocissimi e l’assenza di una seconda corsia vera e propria. Per favorire un sorpasso, infatti, si usa la comoda mezza corsia sulla destra che va direttamente nello sterrato senza linee segnaletiche per aiutare a prendere le misure. Paura!
Visita a Riga
Sopravvissuti ai camionisti e alla ghiaia a bordo strada, ci fermiamo nel campeggio cittadino della città di Riga, situato presso l’area expo. Completamente diversa da Vilnius, si può dire che Riga abbia due centri storici: la città vecchia, legata al passato medievale e al periodo della Lega Anseatica, con gli edifici cosiddetti Tre fratelli o la casa delle Teste Nere, e uno più moderno, ricco di palazzi art nouveau tra i più belli d’Europa, ad esempio la famosissima Casa del Gatto. Altra zona della città che non potete perdere è la Piccola Mosca, il quartiere russo della città dove sorge il mercato centrale di Riga, dietro la stazione: qui si trova un po’ di tutto, ma soprattutto pesce di ogni genere da assaggiare per provare sapori molti forti e originali, diversissimi dai nostri. Questo mercato si trova negli Hangar dove hanno costruito gli Zeppelin a pochi passi dalla stazione/centro commerciale che rende il contrasto tra l’estetica sovietica e quella capitalista ancora più stridente.
Jurmala, sosta al mare
Se avete tempo e la stagione è propizia, potete raggiungere Jurmala, cittadina con una spiaggia di 25 km sul Mar Baltico, attrezzata con bar, parchi giochi sulla spiaggia e tantissimo spazio per ogni genere di sport. Piegati dal maltempo che ci segue come la nuvola di Fantozzi e oggi ci da tregua, non ci facciamo scappare l’occasione e, nonostante le temperature gelide, ci facciamo il bagno!
In camper in Estonia
La nostra primissima tappa nell’ultima repubblica baltica è Parnu. Quarta città del paese, ne visitiamo principalmente la spiaggia che è molto frequentata d’estate e meravigliosa.
Il Parco Nazionale di Soomaa
Dopo molte città, in Estonia vogliamo andare incontro alla natura. E nel Parco Nazionale di Soomaa la natura risponde al saluto con ermellini, volpi, rane giganti e castori. Come in tutte le repubbliche baltiche, in questa riserva naturale si trovano postazioni per il campeggio libero con griglie e relativi attrezzi, accette per farsi la legna e cataste già pronte preparate dai guardaboschi, spazzature sempre vuote, tavoli e panche in condizioni ottime che rispecchiano un livello di rispetto da noi impensabile. Non possiamo non approfittarne!
Visita a Tallin
Dopo la riserva, raggiungiamo Tallinn. La Città Vecchia di origini medievali, parte del Patrimonio dell’Unesco, è ricca di scorci magnifici e vicoli da curiosare con calma ma rispetto alle altre capitali delle repubbliche baltiche, è molto turistica, con locali a tema lega anseatica (!) e tantissimi negozi dei souvenir che di solito si trovano in Finlandia ma in versione economica. Qui incontriamo di nuovo moltissimi turisti italiani, come non capitava da Vienna.
Arriva il giorno di attraversare il mar Baltico. Abbiamo deciso di prendere il traghetto perché Estonia e Finlandia distano solo 40 km circa quindi la traversata dura un paio d’ore, in base a quale compagnia scegliete. Non temete ce ne sono solo tre e l’imbarco è molto pittoresco perché non è una tratta molto turistica, almeno a settembre quando siamo andati noi, e la maggior parte degli altri passeggeri sono autisti che traghettano i loro tir verso la penisola scandinava.
In camper in Finlandia per tre settimane
Alla Finlandia dedichiamo un periodo molto consistente del nostro viaggio, ben tre settimane: è un paese vasto che non si può percorrere a marce forzate e ce lo vogliamo godere.
Visita a Helsinki
La prima tappa è ovviamente Helsinki. La capitale finlandese ci stupisce perché qui veniamo fermati più volte da gente del posto che ha un nonno o un genitore italiano ed è perfettamente bilingue. La pronuncia della lingua finlandese è esattamente identica alla nostra e siamo, quindi, idealmente, agevolati nell’apprendimento dei reciproci idiomi. L’altro aspetto assolutamente caratteristico è la gentilezza mista a profonda riservatezza dei locali. Soprattutto nelle aree più rurali, si nota moltissimo questo tratto di un popolo che, in metropolitana, trova normalissimo un cartello che invita a usare con moderazione il profumo per non disturbare gli altri.
Vorrei scrivere un resoconto dettagliato della città, moderna e monumentale, e dei suoi punti forti ma la verità è che, dopo diversi giorni di pioggia, finalmente ci accoglie un sole autunnale splendente che illumina il foliage inoltrato che già ricopre tutti gli alberi e ce lo godiamo spudoratamente tra alcuni parchi e il mercato del porto, il Kaupattori. Qui assaggiamo piatti come i muikku, una frittura di pesciolini, il leipajuusto, squisito formaggio cotto servito con marmellate, zuppa di pesce e karjalanpiirakka, un tortino salato con riso e uova sode in una sfoglia di farina di segale. L’unico edificio che visitiamo è la biblioteca Oodi: premiata nel 2029 come la migliore biblioteca dell’anno, è così moderna che ci sono dei robottini simili a Wall*E che trasportano i libri nelle sezioni di competenza e prendono l’ascensore in autonomia.
Tappa a Porvoo
Lasciamo la città per iniziare la nostra salita verso Rovaniemi e scegliamo di salire dal lato orientale. Visitiamo Porvoo, appena fuori dalla capitale, un delizioso paese di pescatori, dove francamente vorrei essere nata: circondato da boschi rigogliosi di aceri e betulle, attraversato da un canale navigabile e ricco di negozietti e ristoranti.
Il grande lago diffuso: Saimaa
Prima di attraversare questa nazione, ignoravo completamente che la sua parte meridionale è completamente crivellata di laghi: 187,888, talmente tanti che, nell’impossibilità di dare un nome a ciascuno, vengono considerati -quasi tutti- un unico grande lago diffuso, il Saimaa. È talmente frequente la necessità di attraversare le acque che a un certo punto la strada si interrompe sulla riva e noi ci ritroviamo davanti a una specie di passaggio a livello. All’inizio non capiamo, cerchiamo un casellante o perlomeno un altro umano a cui chiedere ma non c’è nessuno. Poi arriva una chiatta dall’altra sponda. Ci prepariamo a pagare un biglietto salatissimo, sia per le nostre dimensioni che per il numero di viaggiatori e invece niente: è una chiatta gratuita che fa la spola da una riva all’altra.
Iniziano le strade lunghissime e vuote, costeggiate da infinite distese di betulle argentate che si specchiano negli altrettanti specchi d’acqua, dove se calcoli male la benzina nel serbatoio ti ritrovi nel nulla, nessuno che passa e google maps che tentenna nel dirti dove sei perché, dai, chi è che si inoltra nelle strade secondarie senza il pieno fatto nella quartultima nazione europea per densità di popolazione? Ci salvano due muratori di passaggio, con la loro tanica di riserva di diesel per trattori. Ci imbattiamo in un campeggio abbandonato e non resistiamo alla tentazione di sostare una notte. Visitiamo tutte le strutture dove troviamo ancora le stoviglie della cucina comune, un vecchio termometro per sauna e altre carabattole. Il capanno della legna con accetta è ancora in perfette condizioni e allora si griglia! Durante la notte, però, ci teniamo l’accetta nascosta nel gavone per evitare una versione outdoor di Shining…
Le città che incontriamo sono diversissime da quelle cui siamo abituati noi nell’Europa meridionale: generalmente modernissime, con grossi centri commerciali e pochissimi monumenti storici. È la natura la grande protagonista di questo paese che infatti ti circonda come da noi è ormai molto raro. Qui ne percepisci tutt’intorno l’estensione quasi sconfinata.
Oravi e le foche ad anelli
Raggiungiamo Oravi, un piccolo centro sul lago Saimaa, dove si possono avvistare le ultime foche ad anelli, esistenti solo qui, ormai ridotte a poche centinaia. La fortuna ci assiste perché non vediamo solo le foche ma anche un castoro sulla sua diga e i cigni selvatici.
Vuokatti
La nostra rotta ci porta a Vuokatti, uno dei principali centri sciistici del paese dove la cima più alta raggiunge ben 345m! Sì, avete letto bene: la Finlandia non ha montagne, quelle sono rimaste tutte in Norvegia! Eppure è in questa località che si allenano per le olimpiadi invernali… A Vuokatti c’è un complesso di piscine con saune e scivoli riscaldati per i lunghi pomeriggi invernali. Inutile dire che ci tuffiamo! Molto divertente e negli spogliatoi, senza cabine, si nota quanto condividere la propria nudità con sconosciuti qui sia normale e frequente!
Ruka
La prossima tappa è Ruka, dove alloggiamo in un campeggio magnifico, immerso nelle foreste. Mentre passeggiamo in cerca di renne selvatiche, ci avviciniamo a un allevamento. Sarebbe necessario prenotare, ma non avendo fatto in tempo, proviamo a cercare i proprietari. Non troviamo umani, in compenso vediamo un piccolo gruppo di renne in lontananza che ci viene incontro trottando. Le filmiamo e ci esaltiamo perché sono relativamente vicine. Inoltre, durante la sosta a Parnu, una signora finlandese mi aveva detto che le renne erano paciose e un po’ tonte, tipo i canguri in Australia, al punto che le potresti addirittura cavalcare! Io le credo, mio marito no. Quelle non smettono di avanzare nella nostra direzione e quando ormai sono a poche decine di metri ed è chiaro che con la signora finnica c’è stato un clamoroso fraintendimento, ci mettiamo i bambini in spalla per sembrare più alti. A quanto pare, questo dovrebbe intimorirle. E invece no. Il maschio più grosso si avvicina, lentamente ma deciso e ci spinge, letteralmente, via a musate. Cogliamo l’invito senza farcelo ripetere, seguiti a distanza per una decina di metri. Aiuto!
La Finlandia non ricambia il nostro amore, perché non è nemmeno metà settembre e già nevica. Ci consoliamo con la sauna tradizionale del campeggio in riva al lago (6 gradi!), dove ci tuffiamo tutti e quattro, bambini compresi. Un’esperienza indimenticabile.
Il clima già parecchio rigido ci mette in difficoltà perché il gas sta finendo e in Finlandia il GPL non è distribuito. Per scongiurare l’assideramento, cerchiamo una stufa elettrica, merce a quanto pare rarissima: è più facile tornare a casa con un affumicatore da interno! Troviamo solo un ventilatore professionale per imbianchini il cui scopo è asciugare i muri appena dipinti: svolge egregiamente il suo dovere anche se col rumore di un reattore ma ci adattiamo e ripartiamo.
Ranua e lo zoo degli animali artici
Proseguiamo verso Ranua che è la sede di uno zoo di soli animali artici dove vediamo le gigantesche alci, una quantità impensabile di gufi e civette, la tenerissima volpe artica, il gatto di pallas, che non è artico ma vive nelle fredde steppe asiatiche con le sue orecchie ribassate e lo sguardo perennemente infuriato, e il sedere di un orso bianco, troppo sonnacchioso per mostrarci di meglio.
Rovaniemi e il Villaggio di Babbo Natale
Ormai la nostra prossima tappa è Rovaniemi. Siamo in viaggio da metà luglio e arriviamo al giro di boa del nostro viaggio alla fine di settembre. Sembra impossibile!
Il circolo polare artico e il villaggio di Babbo Natale sono in bassissima stagione. C’è poca gente e, con le poste chiuse causa covid, non possiamo far timbrare le cartoline con il timbro speciale. Riusciamo comunque a incontrare Babbo Natale. Vorrei dirvi che è stata un’esperienza magica, unica e indimenticabile, che ti scalda il cuore quando arriva dicembre e il Natale è alle porte ma mia figlia grande è rimasta convinta che Babbo Natale sia un no-vax perché ci incontra da dietro una parete di plexiglass mentre gli elfi sono bardati di mascherina e face-shield…
Lasciamo la Finlandia, con le sue distese di laghi e betulle infinite, per entrare in Svezia.
In camper in Svezia
Non appena varchiamo il confine, è clamorosa la differenza. A parte il paesaggio naturale, non così tanto differente, ogni parola, sempre lunghissima, è chiaramente scritta in una lingua diversa, piena di å, ø e æ, le case hanno un aspetto ordinato e accogliente, per la stragrande maggioranza in legno e dipinte di un rosso scuro con i bordi bianchi, i giardini sono curatissimi, spesso con una piccola serra dove crescono verdure e una sorta di sala da pranzo esterna finestrata, per godere delle lunghe serate estive. Tutto è, comunque, delizioso e quasi riposante, nella sua ordinata e precisa uniformità. Ti chiedi subito come si vive, col sole a mezzanotte e il cielo chiaro d’inverno perché le finestre sono enormi e non esistono persiane, tapparelle o ante. I loro davanzali hanno sempre almeno una lampada, vasi con piante e una quantità di elementi decorativi. Catturano lo sguardo per la cura e la varietà e si finisce inevitabilmente con il sembrare dei guardoni ma va detto che spesso ricordano un po’ delle vetrine espositive, che da noi si vedono solo nei negozi o da IKEA.
E l’IKEA ti segue ovunque perché moltissimi cartelli indicano i luoghi che hanno dato i nomi a quei mobili che abbiamo avuto tutti in casa almeno una volta: Kallax è un aeroporto, non solo l’indistruttibile libreria a scomparti quadrati, Kåseberga è una splendida località della costa meridionale (di cui riparleremo) oltre che una collezione estiva di prodotti per outdoor, e si potrebbe andare avanti all’infinito.
I cartelli stradali da noi bianchi e blu qui si colorano di giallo in onore della bandiera nazionale così come le bindelle e l’impressione è proprio di essere entrati in un modo a parte, simile al nostro ma diverso, unico e più bello.
Le tappe lungo la Hoga Kusten
La nostra prima fermata è un paesino di pescatori di nome Rosvik, sulla strada, con faro e boschi. Qui inizia la Hoga Kusten, la costa nord orientale del paese, anch’essa parte del patrimonio dell’UNESCO, e troviamo un angolo di paradiso in terra a Naydal: un minuscolo campeggio attrezzato che ha un cottage con cucina e salotto affacciati sul fiordo attraversato dal ponte sospeso più lungo di Svezia. Piove, così ci tappiamo dentro per una due giorni all’insegna dell’hygge.
Visita a Stoccolma
Skansen, il museo all’aria aperta
Dopo aver visitato il centro, Gamla Stan, passiamo un’intera giornata a Skansen, il famoso museo all’aria aperta. È il più antico del suo genere e ha iniziato una nuova categoria museale dove si entra negli edifici, in questo caso storici e provenienti da tutto il paese, mentre in altri luoghi simili sono ricostruiti, animati da figuranti in costume. È davvero vasto e c’è di tutto: dalla casa seicentesca alla farmacia del XIX secolo, il mulino a vento e lo zoo, gli insediamenti sami e vichinghi, … Inutile dire che coi bambini si può rimanere dentro tutta la giornata anche con la pioggia! Controllate sul sito per sapere quali eventi sono in programma e quali sezioni sono chiuse per vivere al meglio l’esperienza.
Il museo Vasa
A seguire decidiamo di visitare il museo Vasa e ne vale la pena: l’inconfondibile struttura racchiude l’unico galeone da guerra pressoché intatto del 17mo secolo. Una visione spettacolare, ricca di decorazioni e davvero in ottimo stato di conservazione, giunta a noi in queste condizioni perché… costruita male! Un errore di progettazione, infatti, è stato fatale e dopo soli 1000 metri la meraviglia voluta dal re fu colpita da un’onda laterale che ne provocò l’affondamento. Un’ondata dalla potenza colossale, tale da farle fare questa fine, penserete voi ma no, anzi: la dimostrazione che ingenti cifre investite con persone incompetenti fanno un buco nell’acqua!
Resta comunque uno spettacolo davvero imponente e pare che vada ringraziata la bassa salinità del mar Baltico per aver evitato la corrosione dei legni.
Altri musei da visitare a Stoccolma
Per chi avesse tempo, il Museo svedese di Storia Naturale è grande e ricco, oltre che gratuito e costruito in magnifico palazzo che si raggiunge facilmente con la metropolitana. C’è la ricostruzione della bocca di una balena dentro cui si può entrare!
Per chi fosse appassionato di vichinghi, è d’obbligo la tappa al museo di Storia Svedese. Oltre alla quantità di reperti, ci sono un modello virtuale e interattivo del Valhalla e diverse sezioni dove è possibile toccare, annusare e indovinare curiosità e fatti storici.
Altre tappe in Svezia
Lasciamo la capitale e attraversiamo il paese verso ovest, direzione Tanumshede: un’area dove sono state ritrovate 3000 incisioni rupestri dell’età del bronzo, che raccontano la vita dei cacciatori e navigatori preistorici del nord. Le più importanti e significative sono a poca distanza e si visitano in un pomeriggio, insieme al piccolo museo dedicato che ha un parco che riproduce un insediamento dell’epoca.
Sulla strada, facciamo stop tecnico a Tvååker, svedesissima cittadina di magnifiche case in legno con giardini da sogno. Qui incontriamo un padre autoctono, Johannes, che esercita il suo congedo parentale di sei mesi (!!!) con i suoi tre figli e ci invita per una fika a casa sua. Già, una fika: con questo termine -per noi controverso- qui si intende un’idea, un rito e pure un verbo. È una pausa fatta bene, con un caffè di ottima qualità (lungo, ovviamente, perché duri il tempo di una chiacchierata rilassata), qualcosa da mangiare e amici o colleghi con cui fare due chiacchiere in totale relax.
Sbalorditi dalla sua calorosa -e poco svedese- accoglienza, ci mostra la sua casa di tre piani con un giardino sul retro dove guizzano scoiattoli e la notte transitano alci, poi ci prepara un caffè (ottimo, veramente, per chi riesce ad accettare l’assunzione di caffeina oltre all’espresso) con i tradizionali kanelbullar, che sono surgelati e non fatti a mano da lui, cosa che accettiamo come segno della sua mortalità. Ci salutiamo invitandoli in Italia, casomai volessero scoprire cosa c’è oltre il paradiso.
Ales Stenar e le Pietre di Åle
Sempre sulle tracce della preistoria nordica, ci dirigiamo a sud, nei pressi del villaggio di pescatori Kåseberga (eh sì, non solo una collezione di mobili da esterno ispirati al surf di IKEA) per visitare Ales Stenar, le Pietre di Åle. Questo monumento megalitico composto da 59 massi disposti a forma di nave è il monumento funerario di un re vichingo, Åle appunto. Durante gli scavi sono stati rinvenuti reperti di epoche molto diverse (si va dal 3500 a.C. al 600 d.C): pare infatti che i massi appartenessero a un precedente e più antico sito sacro, poi sono arrivati dei vichinghi che hanno smantellato tutto e usato le pietre per erigere questa “barca” funebre. Non si sa se avessero anche funzione di calendario (la pietra di prua indica dove il sole tramonta al solstizio d’estate e quella di poppa dove sorge al solstizio d’inverno) ma questo luogo ha qualcosa di magico. Sarà che siamo arrivati alla fine di una splendida giornata di sole, che non c’era nessuno a parte delle mucche poco socievoli, che il sito si trova su una scogliera a picco sul mare, … non lo so. Ma le foto parlano chiaro, anzi chiarissimo.
Visita a Malmö
Dopo aver scattato centinaia di foto ad ogni ora, ripartiamo alla volta di Malmö. Una città meravigliosa, dove tutti vanno in bici anche sotto la pioggia, ben coperti e sereni, con un piccolo centro delizioso, con antichi edifici sbilenchi e palazzi art déco, e una biblioteca per bambini bella da voler tornare piccoli per passarci intere giornate: nicchie, tane, anfratti morbidi, sezioni ben divise per età, cucina per fare merenda e bagni per i piccoli insieme ai grandi. Ovviamente, tutti dentro senza scarpe: qui si usa lasciare le scarpe fuori anche in molti luoghi pubblici oltre che nelle case e c’è tutto un vestibolo apposito per farlo.
In camper in Danimarca
Lasciamo Malmö a malincuore, attraversando il ponte di Øresund, che nonostante sia metà dentro e metà fuori dall’acqua, non dura abbastanza per processare il lutto di lasciare la Svezia. La Danimarca e Copenaghen ci aspettano.
Visita a Copenaghen
Nei giorni di bel tempo riusciamo a visitare il colorato e divertente quartiere di Christiania e Nyhavn, il porto storico costruito nel XVII secolo e ora molto turistico ma comunque suggestivo, pieno di navi e di edifici in legno e mattoni dai colori vivaci.
Facciamo anche tappa a vedere la Sirenetta e, come capita a volte, dobbiamo fare la coda per una foto con alle spalle l’inceneritore con pista da sci che uccide la poesia del luogo.
Anche qui visitiamo il Museo di Storia Naturale ma ci attende una delusione cocente: oltre alla mostra temporanea su un T-Rex di recente scoperta, non c’è quasi nulla. Per noi è un vero smacco, dopo gli altri musei analoghi.
Ci consoliamo passeggiando nel giardino all’italiana del Castello di Rosenborg, pieno di rose profumate e variopinte nonostante sia ormai ottobre. Quando il tempo, infine, volge al peggio, visitiamo la biblioteca: bella, organizzata, grande e piena di gente, anche coi figli.
Da non perdere: la visita all’Experimentarium
Qui scopriamo l’esistenza dell’Experimentarium, un posto incredibile. Un centro dedicato alle scienze a misura di bambino con quattro piani dove provare ogni genere di esperimento diviso per categorie: c’è un’area costruzioni con leve, carrucole e contrappesi; una zona dove si fa tutto con l’acqua, dal creare uno tsunami, al gareggiare con paperelle lungo dei canali creando vortici e onde; la sezione con i più svariati fenomeni fisici, il labirinto delle luci dove c’è un pianoforte laser che si suona attraversando i raggi (!!!), il Babblearium dove si fanno bolle con qualunque cosa e tantissime altre esperienze tra cui una sezione adatta anche ai bambini dagli 1 ai 5 anni. Le ore scorrono veloci anche per gli adulti e numerose le scoperte. Pianificate bene per arrivare presto e preparatevi a frotte di bambini agguerriti ed eccitatissimi.
Il Parco dei Cervi
L’ultima giornata è dedicata al Parco dei Cervi, ex riserva di caccia del re a 15 minuti dal centro città: 15 km di riserva con una quantità di daini e cervi di ogni specie che passeggiano tranquilli. Inutilmente cerchiamo delle corna cadute per la muta, tra brume suggestive e sterpaglie altissime.
Munitevi di mappa e magari di biciclette per girarlo tutto, una comodissima stazione ferroviaria lo collega alla città.
Roskilde
Lasciamo il parco per raggiungere Roskilde di cui visitiamo la cattedrale, dove sono sepolti i re danesi. Una visita veloce perché diluvia e la sera avanza e noi dobbiamo trovare un campeggio che si rivelerà fantasma e al cui posto troviamo un pantano da cui è impossibile uscire. Tentiamo senza successo qualunque tipo di manovra e di supporto per le ruote. Con ancora meno speranze ci mettiamo in contatto con il soccorso stradale basato in Italia. Interminabili ore con uffici già chiusi ci costringono a passare la notte come il Titanic, mezzi affondati a testa in giù nel fango.
Per fortuna, al mattino, Dennis, un locale con il muletto, ci estrae senza danni, ricordando le belle estati trascorse sul lago di Garda tra italiani gentili. Lo lasciamo insieme alla nostra eterna e infinita riconoscenza.
Tappa a Legoland
Troviamo un campeggio normale e effettivamente esistente a Billund per la tappa a Legoland. È molto divertente e tante attività sono a misura di bambini (a differenza del nostro Gardaland dove sopra il metro pagano ma non possono fare quasi nulla fino ai 106 cm!) ma il tempo varia dal sole alla pioggia alla grandine al vento furioso così velocemente da non fare in tempo a realizzarlo. Questo, ovviamente, non scompone i locali nemmeno un po’, imperturbabili nelle loro tute impermeabili con la staffa elastica che si infila nelle scarpe.
Visita a Ribe, la più antica città danese
Ci spostiamo a Ribe, la più antica città danese: case antiche, sbilenche e colorate, tetti di paglia e strade acciottolate. Davvero bella e facile da girare. Qui ci rendiamo conto che… sono incinta! Ebbene sì, rivedete i vostri pregiudizi sui camper. Sotto shock e contenti, assistiamo al tramonto della nostra idea di svernare in Spagna e iniziamo a pensare alle tappe di rientro.
In camper in Olanda
Entriamo in Germania per visitare il parco nazionale del Wattenmeer, un’area costiera protetta dall’UNESCO che spazia dalla Germania, alla Danimarca ai Paesi Bassi ed è lambita dal mare del Nord. È una sorta di Autogrill per i grandi stormi di uccelli migratori che sostano qui in primavera e autunno ed è la dimora di ben due tipi di foche: quelle comuni e quelle grigie.
In questa zona incontriamo per la prima volta delle rivendite di frutta, verdura e marmellata davanti alle case. I prezzi sono esposti in modo chiaro e c’è un cestino per lasciare il compenso ma nessuno fa la guardia. Molto comodo!
E proprio per vedere i baffuti animali marini attraversiamo il confine, entrando in Olanda, direzione Pieterburen dove si trova il centro di recupero foche più grande d’Europa. Qui scopriamo moltissime informazioni sui suddetti mammiferi e li osserviamo nei loro spazi di quarantena dove vengono curate in attesa di tornare in libertà. Nelle grandi pianure del corcondario, si possono vedere cavalli e mucche allo stato brado!
La nostra prossima tappa è Weesp, una deliziosa cittadina a un quarto d’ora di treno da Amsterdam. Fuori dalla stazione vediamo per la prima volta i parcheggi per bici a più piani. Girare su due ruote qui è davvero facile e sicuro: le piste sono giganti, ovunque c’è posto per parcheggiare e in generale è tutto piatto.
Visita ad Amsterdam
La capitale ci accoglie col bel tempo e vaghiamo tra il mercato dei fiori e i canali, gustando stroopwafel a più non posso. Visitiamo anche il Museo Van Gogh purtroppo gremito e quindi gustato meno del necessario. Non lo consiglio a chi viaggia con i bambini, perlomeno sotto i sei anni: c’è un quiz da fare tra le sale ma le guardie sono poco tolleranti con l’entusiasmo conseguente alla sfida proposta.
Naturalis, il Museo di Storia Naturale a Leida
La vera sorpresa di questa sosta è Leida, dove si trova Naturalis, Museo di Storia Naturale annesso all’università che per noi si posiziona senza dubbio al primo posto tra tutti quelli visitati: quattro piani dove è possibile parlare con i paleontologi che stanno studiando i più recenti reperti, ammirare un diorama dei Paesi Bassi durante le glaciazioni grande come un appartamento tutto circondato di reperti fossili che uno studente/guardia ti lascia toccare, un piano dedicato alla morte e al sesso, un’area giochi per rilassarsi un po’ e un simulatore di terremoto all’interno di un tempio giapponese ricostruito! L’ultimo giorno nei Paesi Bassi è l’inizio della fine: ritorna l’obbligo di indossare la mascherina che finora era decaduto.
In camper in Belgio
Ormai siamo sulla via del ritorno e iniziamo a scendere. Dopo tanto ordine, razionalità stradale e bassa concentrazione umana, entrando in Belgio ci sembra di essere a casa: traffico caotico e convulso, strade in pessimo stato, viabilità ai limiti dell’assurdo tra moltitudini di rotonde e cavalcavia e tanta, tantissima gente. Le nostre tappe sono Mechelen, una piccola e pittoresca cittadina nelle Fiandre, e Bruges, un merletto tra i canali, con tantissimi posticini dove gustare cioccolatini, waffle, cozze alla birra con patatine fritte e altre leccornie da far tremare il fegato.
Cerchiamo di sconfiggere il freddo con una cioccolata calda. Le aspettative sono altissime: dove altro potrà essere al suo massimo livello se non qui, dove le strade sono pavimentate di cacao? E, invece, ci viene servita una tazza di latte slavato e bollente con una ciotolina di -non so come chiamarle- chips/soldini/chicche di cioccolato farinoso da sciogliere nella suddetta bevanda. Sipario.
È quasi metà novembre quando arriviamo qui e, vedendo nei negozi i Sinterklaas di cioccolato, scopriamo che è San Nicola, ovvero il proto Babbo Natale, che in Belgio (ma anche Lussemburgo, Paesi Bassi e Francia settentrionale) arriva in battello ad Anversa il primo sabato dopo l’11 novembre, dalla Spagna come vuole la tradizione.
Prosegue con un giro delle città a cavallo, lanciando caramelle e dolci dalla sua borsa, seguito da un fedele servitore che un tempo era un moro di Spagna ma ora è solo un compagno sporco di fuliggine. Un tempo i bambini venivano minacciati di finire nella sua borsa ed essere portati in Spagna se si fossero comportati male. Nel periodo che precede la sua festa, notte in cui porta regali proprio come da noi fanno Babbo Natale o Santa Lucia, i bambini mettono le scarpe vicino ai caloriferi con una carota o il fieno per il cavallo e una bevanda calda per il santo. Lasciamo il Belgio tra campi di cavoletti di Bruxelles, onestamente sorprendenti.
In camper in Francia
Ancora stupefatti dai vegetali belga tra strade di campagna che non segnalano l’avvenuto sconfinamento, ci ritroviamo in Francia quasi all’improvviso. Sostiamo a Tardinghen per il pranzo e la cucina locale ci risolleva con un piatto di nome welsh, a base di uova, cheddar e prosciutto, e la carbonade. Sarà proprio l’ottima gastronomia francese la grande protagonista dei nostri ultimi giorni di camper. A Wissen, sulle scogliere piccarde, il cielo si apre e, dopo una corroborante camminata sulla spiaggia dei Deux Caps, insieme ai locali che festeggiano la fine della I guerra mondiale, mangiamo un epico piatto di cozze e patatine fritte eccezionali. Fuori il tempo cambia di nuovo e di colpo diluvia. Raggiungiamo Etretat, dove riusciamo a passeggiare lungo le scogliere e sulla famosissima spiaggia. Troviamo un locale che cucina crêpes giganti per cena, e di nuovo la Francia ci coccola con carboidrati, fiumi di burro, salmone e formaggi di ogni genere.
Tappa a Rouen
Ci spostiamo a Rouen, dove finalmente troviamo un campeggio con lavatrice. Dopo l’Olanda, quasi tutti i campeggi erano chiusi e le aree attrezzate (si fa per dire) pessime. Ci fermiamo per lavare più o meno tutto quello che abbiamo con noi e girare la città, ma dopo mesi di natura, boschi e stato brado, i bambini – ma anche noi- fatichiamo a riadattarci a un turismo culturale centrato su chiese e musei, più adatto al clima ormai freddo e umido di novembre.
Tappa a Orleans
La nostra tappa successiva è Orleans, con la sua bellissima cattedrale e l’ennesima cioccolata calda liquida e tremenda. La sosta è in un piccolo paesino vicino, Chapelle Saint Mesmin, che ci regala sette giorni di luce con il mercato settimanale, un buon bistrot con un ottimo menù fisso, una grande piscina comunale e una piccola biblioteca molto accogliente. Ormai, però, le difficoltà aumentano, tra i campeggi a macchia di leopardo e i bambini che iniziano a soffrire le lunghe ore di reclusione per i trasferimenti che si fanno sempre più lunghi e la pioggia incessante.
Visitiamo il Castello di Chambord che vale davvero la visita anche per l’enorme parco che lo circonda.
Tappa a Semur sur Loire
La tappa successiva è Semur sur Loire: un borgo medievale forse bellissimo, ma lo scopriremo nel prossimo viaggio perché posizionato su una strategica e ripida collina, non era raggiungibile a piedi dall’area sosta e non ci si poteva avventurare con il camper, troppo grosso per le tortuose viuzze. A Vandenesse en Auxois, minuscolo borgo ai piedi di Chateauneuf, troviamo un altrettanto minuscola area sosta sulla riva del canale. Ancora una volta, un restaurant ben gestito con menù fisso è la nostra ancora di salvezza. Riusciamo a visitare il castello e il borgo di Chateauneuf, davvero magnifici. Puntiamo a raggiungere Chambery, in Savoia, ma la neve ci coglie impreparati e la chiusura dei campeggi ci costringe a terminare di colpo il nostro viaggio, con una tirata che ci riporta in Lombardia, dove, dal giorno del rientro, ha smesso di piovere per quasi quattro mesi.
I bambini esultano quando sentono parlare italiano all’autogrill sul Frejus, ma a me viene da piangere perché questa esperienza pazzesca è stata indimenticabile e ciò che mi ha lasciato è la voglia di viaggiare ancora così, alla ventura.
Tags: on the road